Il peposo è un piatto tipico toscano e in particolar modo di Firenze. Pare infatti che sia nato nel XV secolo assieme ad una delle più grandi meraviglie del Rinascimento, la cupola di Santa Maria del Fiore (ovvero il duomo di Firenze).
La storia è nota, racconta che la costruzione della cupola fu affidata al maestro Brunelleschi, il quale per realizzare l’opera si servì di un gran numero di operai. Questi, chiamati fornacini, giorno e notte cuocevano mattoni e tegole necessari ad edificarla. Si trattava dunque di un lavoro molto duro che, per essere portato avanti, necessitava di un nutrimento robusto e di sostanza. Per questo motivo ai fornacini veniva data della carne di manzo: fondamentalmente si trattava di tagli poveri, duri e tigliosi.
A questo punto però subentra la leggenda. Probabilmente, a causa di un ritardo nei pagamenti, gli operai improvvisarono uno sciopero. Ma quando ricevettero il compenso e tornarono al lavoro si pose il problema di utilizzare la carne stoccata nei giorni precedenti che purtroppo aveva già cominciato a deteriorarsi.
Così qualcuno ebbe l’idea di cucinarla negli angoli degli stessi forni usati per la cottura dei mattoni, ma con l’aggiunta di pepe in grani. In questo modo non solo il cattivo odore sparì, ma la carne, cotta lentamente, diventò anche tenera e gustosa. E da allora in poi questo piatto, figlio “illegittimo” del Rinascimento, ha preso il nome di peposo o peposo alla fornacina.
Noi di Benedicta abbiamo ripensato questa tradizionale carne fiorentina richiudendo tutto il suo sapore in un morbido raviolo. Se non li hai ancora provati, ti aspettiamo!